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Fiorello non c’è, ma ce ne facciamo una ragione. Il mattatore della seconda serata del festival di Sanremo Amadeus-ter si chiama Checco Zalone. Era l’ospite più atteso e non ha tradito le aspettative col suo inconfondibile stile irriverente e quelle gag sempre sul filo del politicamente scorretto. Prima re-inventa Cenerentola in calabrese, ma è una Cenerentola Lgbt che si risolve in un elogio del diverso. Poi sfotte i trapper «all’ossobuco» con Poco ricco, tormentone che spiega il fenomeno meglio di quanto potrebbero fare cento saggi sociologici. E quindi diventa il dottor Carrisi, improbabile virologo pugliese cugino di Al Bano, alle prese con un brano perfetto per i tempi: Pandemia, ora che vai via.
Elisa prima dopo il voto della stampa
Ma intanto guardiamo la classifica generale, determinata dal voto della stampa delle prime due serate: prima Elisa, secondi Mahmood & Blanco, terzi La Rappresentante di Lista. Dietro di loro Dargen D’Amico, Gianni Morandi, Emma, Ditonellapiaga & Rettore, Massimo Ranieri, Irama, Fabrizio Moro, Giovanni Truppi, Noemi, Sangiovanni, Michele Bravi, Rkomi, Achille Lauro, Matteo Romano, Highsnob e Hu, Giusy Ferreri, Iva Zanicchi, Aka 7even, Le Vibrazioni, Yuman, Tananai e ultima Ana Mena. Questa invece la classifica della sola seconda serata: in testa Elisa, poi Emma, Ditonellapiaga e Rettore, Irama, Fabrizio Moro, Giovanni Truppi, Sangiovanni, Matteo Romano, Highsnob e Hu, Iva Zanicchi, Aka 7even, Le Vibrazioni e Tananai. Quando ascoltammo il brano di Elisa ai pre-ascolti, c’era la consapevolezza che un brano così, 10/15 anni fa, avrebbe vinto facile ma oggi chissà. Sentito di nuovo alle prove e risentito in seconda serata di Festival, si può dire che anche quest’anno è papabilissimo per la vittoria. Generazione trap, permettendo.
Share più alto dal ’95
Se, anche grazie a Fiorello, la prima serata di Sanremo 2022 ha registrato il migliore share degli ultimi 17 anni, la seconda porta a casa uno share medio del 55,8% con 11 milioni 320mila spettatori. Per trovare cifre superiori tocca tornare indietro al 1995, quando il festival di Pippo Baudo con Anna Falchi e Claudia Koll centrò il 65.42%. Con il risultato di mercoledì la seconda serata del festival supera gli ascolti della prima (10 milioni 911 mila, pari al 54,7% di share) evitando il tradizionale calo fisiologico. I risultati migliorano anche quelli del 2020, quando la seconda serata del festival aveva avuto in media 9 milioni 693 mila spettatori e il 53.3% di share.
Zalone e la Cenerentola (trans) calabrese
Merito in gran parte di Checco Zalone che parte dal loggione («Io sono del popolino»), poi raggiunge il palco e si commuove: «Visto che qua piangono tutti, piango anch’io. Mi sento un Maneskin» (l’allusione è alle lacrime di Damiano nella prima serata, ndr). Singhiozza e sospira: «A volte penso che non merito tutto quello che ho avuto dalla vita. Poi ved’ a te», si rivolge ad Amadeus, «e dico: sì, me lo merito. Grazie, a nome di tutti gli italiani, perché ci fai sentire dei geni». Di lì a poco se la prenderà con il famigerato maschilismo del direttore artistico (due anni fa la gaffe sulle donne che devono restare un passo indietro, ndr). E la risolve raccontando la favola in rima in calabrese sulla diversità: una Cenerentola transgender che culmina in una parodia di Almeno tu nell’universo di Mia Martini in cui tale «Oreste d’o Brasil», un trans, descrive usi e soprattutto abusi dei suoi clienti chiedendosi: «E poi quello strano sarei io?»
Zalone virologo «cugino» di Al Bano (Ansa)
La trap di Ragadi e «Pandemia ora che vai via»
Più avanti si esibirà nella parte di un trapper dal nome eloquente: Ragadi. «Mi porto dietro i demoni del passato», dice. Tanto da non riuscire a sedersi al piano senza un cuscino a ciambella. Lo accompagnano due producer dai nomi altrettanto eloquenti: Cisty e Fellea. Come tutti i trapper, si porta dietro un disagio. Nato povero? No, «poco ricco». E canta: «Che ne sai di me, della mia Playstation 2 quando era uscita la 3». Migliore fenomenologia di una certa scena urban italiana – che millanta disagio come pretesto narrativo – non si poteva fare. E ancora sarà il dottor Carrisi, virologo di Cellino San Marco, cugino di Albano. Che spiega: «Nel patto di Ippocrate c’è scritto che ’nu virologo nun pò sta d’accordo cu n’atu virologo». Canterà Pandemia, ora che vai via, pezzo firmato da tutti i virologi, da Brusaferro a Burioni, da Pregliasco a Rezza. Motivo: «Ho voluto dividere la Siae con tutti, perché qua quando finisce la pandemia siamo rovinati».
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