«Meglio un tumore che una figlia separata. Non avrebbe dovuto farlo, se l’è cercata». Queste parole sarebbero state dette dalla mamma di Angela Dargenio, uccisa dal marito con 5 colpi di pistola perché aveva deciso di rifarsi una vita e – dopo la separazione ufficiale – aveva iniziato una nuova frequentazione.
Lo ha raccontato stamattina in aula l’avvocato Stefano La Notte che tutela i figli della coppia parte civile contro il padre nel processo che si sta celebrando in corte d’assise. L’imputato è Massimo Bianco, guardia giurata di 51 anni che ha sparato 8 colpi di pistola alla ex moglie in corso Novara a Torino lo scorso 7 maggio. Il pm Francesca Traverso ha chiesto 30 anni di reclusione. «Un omicidio – ha detto – nato dal senso di possesso che lui nutriva nei confronti di lei» ha detto. «Sono contrario alle attenuanti generiche – ha detto l’avvocato di parte civile Stefano La Notte-. Non è stato un momento di follia, non è stato il drammatico epilogo di una lite. Questo omicidio è il prodotto di una cultura e di una mentalità di paese ancora molto presente in Italia: una donna non si deve separare. Angela Dargenio è vittima di una cultura maschilista e selvaggia». «C’e’ una parte dell’Italia – osserva – che non ha ancora digerito l’idea che ci si possa separare. Sappiamo che la madre della vittima ha detto ‘meglio un tumore di una figlia che si separa’».
Bianco in aula ha detto poche parole: «Chiedo scusa a mia moglie e ai miei digli: ho distrutto loro la vita. La mia anima e la mia mente sono tormentate e non trovo pace». I figli presenti in aula lo hanno ascoltato scuotendo la testa: non gli hanno creduto.
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