L’inchiesta
Nel mirino contratti pubblicitari sottoscritti con il suo blog. Indagato anche Onorato
di Sara Monaci
2′ di lettura
Da grande accusatore dei cattivi costumi della politica italiana a indagato. È la vicenda di Beppe Grillo, fondatore del M5s, ora indagato dalla procura di Milano per traffico illecito di influenze insieme a Vincenzo Onorato, alla guida delle compagnie Moby e Cin. Un reato particolare, diverso dalla corruzione, che ipotizza un’intermediazione nei confronti di una terza persona in cambio di qualche utilità. In questa storia, secondo la pm Cristiana Roveda e l’aggiunto Maurizio Romanelli, l’intermediario sarebbe Beppe Grillo, che tramite la sua società (di cui è socio unico) ha ricevuto nel periodo 2018-2019 240mila euro per una partnership con la Moby.
Apparentemente, questa la tesi della procura, avrebbe dovuto offrire contenuti redazionali alla compagnia in crisi, ma in realtà si sarebbe adoperato per «veicolare ai parlamentari in carica appartenenti al movimento politico, trasferendo quindi al privato le risposte della parte politica o i contatti diretti con quest’ultima». Al tempo stesso, anche la Casaleggio Associati, il cui socio di maggioranza è Davide Casaleggio, figlio del cofondatore del M5s Gianroberto, ha ricevuto 600mila euro all’anno dal 2018 al 2021 dalla Moby a fronte di un contratto per la «stesura di un piano strategico e per l’attuazione di strategie per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana e gli stakeholders alla tematica della limitazione dei benefici fiscali alle sole navi che imbarcano personale italiano e comunitario».
Non ci sarebbero passaggi di denaro rilevate nei confronti dei parlamentari. Grillo, secondo le ricostruzioni, potrebbe aver forzato i “suoi” parlamentari a compiere scelte politiche. Ma di quali scelte o proposte normative si tratta? La situazione è ancora da chiarire. L’unica certezza è che la Moby ha cominciato ad avere in quel periodo difficoltà finanziarie, tanto che ancora oggi si trova in concordato preventivo riuscendo così ad evitare un fallimento. E che la compagnia ha ricevuto dal 2012 al 2020 72 milioni all’anno per la continuità territoriale (biglietti garantiti a basso costo per chi è residente in Sardegna).
Si ipotizza dunque «un’intermediazione illecita» nei confronti dei parlamentari, per qualche finalità da appurare. Proprio per questo il nucleo tributario della Gdf di Milano si è recato nelle sedi della Casaleggio Associati e della Beppe Grillo Spa e a casa di altre 5 persone, legate a Onorato e Grillo. Dall’analisi di documenti e pc si potrà capire di più sul filo conduttore. E soprattutto dalla lettura delle chat che Grillo si sarebbe scambiato sia con Onorato che con i parlamentari, emerse già in procura a Firenze.
Il fascicolo milanese è infatti una costola dell’inchiesta toscana, in cui sarebbero emersi i finanziamenti della Moby alla politica: dalla fondazione Open all’associazione Change, dal Pd a Fdi.
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