Presidenza della Repubblica
Sulla strada di Draghi verso il Quirinale resta, nel campo del centrosinistra, il grosso nodo della tenuta del gruppo pentastellato
di Emilia Patta
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Il segretario del Pd Enrico Letta, in questo pienamente coadiuvato all’interno della coalizione “giallorossa” dal ministro della Salute e leader di Leu Roberto Speranza, è convinto che alla fine tutte le strade porteranno a quella da lui indicata informalmente già qualche settimana fa: Mario Draghi prossimo presidente della Repubblica.
Ed è almeno da quando l’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto chiaramente capire di non essere disponibile al bis, a inizio dicembre, che sta tessendo la sua tela.
A rischio la tenuta del M5s
Ma sulla strada del premier verso il Quirinale resta, nel campo del centrosinistra, il grosso nodo della tenuta del gruppo del M5s. Da qui la cautela fin qui mostrata dal presidente pentastellato Giuseppe Conte. Cautela confermata ancora ieri, mercoledì 19 gennaio, durante l’atteso vertice a tre – Letta, Conte e Speranza – dal quale tuttavia è uscita l’intenzione di muoversi insieme, come un solo partito, nel confronto con il centrodestra quando Silvio Berlusconi si ritirerà dalla corsa. «Uniti a tutti i costi», sottolineano da Largo del Nazareno al termine di un incontro che non poteva che essere interlocutorio.
L’esito del vertice a tre
Le resistenze di Conte su Draghi sono note, in parte attribuibili alla freddezza che c’è tra il premier e l’ex premier “spodestato”, ma soprattutto dovute alla preoccupazione sulla tenuta del gruppone dei 5 Stelle: 232 eletti (74 al Senato e 158 alla Camera), di cui oltre la metà ha la matematica certezza che non rientrerà in Parlamento per il combinato disposto del taglio del numero dei parlamentari e del calo dei consensi rispetto al 32% del 2018.
E l’ipotesi Draghi al Colle evoca la poltrona vuota a Palazzo Chigi e dunque il rischio di crisi al buio. Per questo una prima nota firmata “fonti 5 Stelle” faceva sapere verso l’ora di pranzo che «il M5s spinge per trovare un nome alternativo a quello di Draghi, nella consapevolezza della difficoltà di proseguire in un quadro di maggioranza di governo che senza Draghi difficilmente potrebbe reggere».
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