Domani in Cdm
Nel decreto atteso domani in Consiglio dei ministri 1,5 miliardi per spettacolo, sport e turismo. Stop alla cassa Covid, parte il Fondo integrazione salariale
di Gianni Trovati e Claudio Tucci
4′ di lettura
Stop alla cassa Covid, che è terminata a dicembre, e non verrà più prorogata (anche per via dei costi). Ma per le imprese dei settori più in difficoltà, in primis turismo, ci si muoverà nel solco della riforma degli ammortizzatori sociali targata Orlando, vale a dire utilizzando il Fis, il Fondo di integrazione salariale, che la manovra 2022 ha esteso alle micro imprese del terziario, cioè i datori che occupano almeno un dipendente. Ci sarebbe tuttavia una novità: si starebbe ragionando su un Fis “scontato”, non facendo cioè pagare il contributo di funzionamento (a carico dei datori connesso all’utilizzo delle prestazioni pari al 4% della retribuzione persa).
Finora le aziende di commercio e turismo fino a 50 dipendenti, della ristorazione, dello spettacolo o le micro-imprese, ad esempio, in parte hanno avuto accesso al Fis e in parte alla cassa in deroga pagata dallo Stato (cassa Covid nel periodo emergenziale). Da questo mese, quindi, in virtù della riforma Orlando, potranno accedere al Fis (13 settimane fino a 5 dipendenti e 26 settimane di ammortizzatore oltre questa soglia, nel biennio mobile). C’è, tuttavia, una contribuzione subito a carico delle imprese; ma che, con l’ipotesi allo studio, si tende a “scontare”, non facendo pagare fino alla fine del periodo emergenziale (oggi 31 marzo) il contributo di finanziamento (in caso di utilizzo).
A lasciar intendere la nuova pista battuta dal governo in vista del decreto Ristori atteso giovedì in Cdm, salvo sorprese dell’ultima ora, è stato ieri, tra le righe, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che, rispondendo a una domanda sull’eventuale proroga della cassa Covid, ha confermato un intervento a favore delle categorie più colpite. Ma ha subito precisato: «C’è una discussione in corso, e che avviene alla luce di una riforma degli ammortizzatori sociali appena entrata in vigore – ha spiegato il titolare del dicastero di Via Veneto -. Non si tratta quindi di replicare tale e quale l’intervento con cui si cercava di riempire i vuoti che precedentemente aveva il sistema, ma si tratta in questo caso, semmai, di curvare gli strumenti previsti dalla legge di bilancio alla contingenza che permane».
In queste ore l’ipotesi di un Fis senza contributo di finanziamento è al vaglio dei tecnici del Mef sui costi. Secondo le primissime stime, e al netto dell’esatta individuazione dei settori da tutelare, potrebbero servire (per tre mesi) tra i 3 e i 400 milioni di euro.
In attesa dello scostamento di bilancio post-Colle che a palazzo Chigi e al Mef continuano a considerare eventuale, a determinare il peso del decreto, al netto del capitolo energia, sono del resto i (pochi) fondi liberabili nel bilancio. La raccolta in corso alla Ragioneria avrebbe ora attestato il contatore a 1,5 miliardi.
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