Crollano Borse, prezzo del gas destinato a salire

Crolli senza sosta per le Borse europee, in pesante caduta con il precipitare della situazione in Ucraina dopo l’attacco all’alba della Russia. A Milano l’indice Ftse Mib lascia sul terreno il 4,4% a 24.805 punti, valori che non vedeva da luglio 2021. Bilancio pesantissimo per Francoforte con il Dax che crolla del 5% e azzera tutti i guadagni degli ultimi 12 mesi, ritornando sui livelli di febbraio 2021. Parigi perde il 4,6%, Londra il 3,2%.  Colpiti soprattutto i titoli maggiormente esposti verso la Russia e il comparto delle banche, con lo STOXX Europe 600 Banks che cede il 10%. A Piazza Affari a picco Unicredit (-9,9%), Buzzi Unicem (-9%), Pirelli (-8,8%) e Intesa Sanpaolo (-8,2%).  Tracollo peggiore della sua storia per la Borsa di Mosca: l’indice Rts in dollari segna un ribasso del 34%, il Moex in rubli del 30%, dopo essere precipitato del 45%. La Banca centrale russa ha vietato le vendite allo scoperto sulle azioni del mercato domestico. Sulla piazza asiatica, Tokyo ha chiuso con -1,81% a 25.970 punti mentre i future preannunciano un avvio difficile anche a New York, con S&P 500 e Dow Jones che perdono il 2,5% e il Nasdaq il 3,1%. 

L‘invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta provocando un terremoto sui mercati finanziari mondiali mentre le diplomazie dell’Occidente si preparano a rispondere all’atto di guerra del presidente russo Vladimir Putin e il presidente americano Joe Biden minaccia “severe sanzioni” verso Mosca. Anche e Borse asiatiche sono in forte ribasso, con Tokyo che ha chiuso in calo dell’1,8%, Sydney del 3%, Seul del 2,6%, Shanghai dell’1,7% e Shenzhen del 2,4% mentre Hong Kong, ancora aperta, affonda del 3,4%. 

Tensione sulle materie prime con il rischio di ulteriore benzina all’inflazione: il petrolio europeo (brent) supera quota 100 dollari (quasi +7% a 103) mentre quello texano (wti) vi si avvicina (+6% a 98). Decolla il prezzo del gas in Europa per i rischi legati alle forniture russe: ad Amsterdam i future hanno toccato un rialzo massimo del 41%, a 125 euro al megawattora, per poi ritracciare a quota 113 (+27%). Ma volano anche i prezzi delle materie prime alimentari. In particolare il grano, di Ucraina è grande esportatore, che sale di oltre il 5%, con il rischio di effetti a catena sui prezzi dei prodotti di base quale pane e pasta.

C’era da aspettarselo perchè la guerra spaventa da sempre mercati e investitori. Anche il rublo prde potere d’acquisto rispetto all’euro. A maggior ragione ora che in gioco ci sono Russia e Ucraina, l’aggressore e l’aggredito, e le loro risorse da cui dipende (e molto) l’economia dei Paesi europei. E’ soprattutto l’Europa che ha molto più da perdere dalle sanzioni attivate nei confronti di Mosca prima dell’attacco. Tra queste la decisione della Germania di bloccare il gasdotto Nord Stream 2,  in grado di portare 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia all’Europa, aumentando le forniture a un prezzo relativamente economico. 

L’Europa dipende dal gas russo e la crisi energetica potrebbe intensificarsi facendo aumentare ulteriormente i prezzi della bolletta. Il presidente russo Vladimir Putin lo sa bene e può usare l’energia come arma di ricatto potenziale contro le sanzioni economiche imposte dall’Occidente. In altre parole: “Se mi punite, chiudo i rubinetti che danno energia alle vostre case”. La strategia è già iniziata. Da giugno, il Cremlino ha ridotto del 25 per cento le forniture. Questo ha fatto quasi quadruplicare i prezzi del gas nell’Unione europea, che a loro volta hanno fatto impennare anche i prezzi dell’energia elettrica proprio perché viene prodotta in molti Paesi proprio attraverso il gas naturale. Gli effetti sono particolarmente duri per l’Italia. Il nostro Paese importa il 43 per cento del gas dalla Russia e lo utilizza per produrre circa il 60 per cento dell’elettricità. Il primo trimestre di quest’anno è iniziato con un aumento della bolletta del 55 per cento. Un fatto senza precedenti. Per i consumatori domestici, è più che triplicato in due anni.

In realtà i problemi non riguardano solo l‘energia ma anche il commercio perché la Russia rappresenta uno dei principali partner commerciali europei e, soprattutto, italiani. E la guerra avrà inevitabili contraccolpi sulle tante aziende italiane che esportano in Russia e che già devono fare i conti con gli aumenti dell’energia. Scenari non certo confortanti. 

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