La fiction di Rai1 «La sposa» per una volta ha unito Nord e Sud, unanimi nell’eccepire su una finzione che è diventata troppo romanzata (e non senza pregiudizi). Il presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti si è infuriato: «La serie è un falso storico che nuoce invece al racconto di una tragedia vissuta da molte italiane: paradossalmente i suoi cliché grotteschi e stereotipati mettono in ridicolo non solo i vicentini o i veneti, ma anche i calabresi e le donne calabresi e chi visse quella stagione». Strali sono arrivati anche da Nino Spirlì, ex presidente facente funzioni della Regione ed esponente del Carroccio: «Parlano una strana lingua che non corrisponde a nessuna delle lingue di Calabria. I matrimoni per procura si facevano al limite per terre lontane (Americhe, Australia, Belgio… ). Forse, alcune delle nostre donne sono partite per il Piemonte, o la Valle d’Aosta e la Liguria, dove si erano già installati gruppi di calabresi, ma certamente non per il Veneto, che era regione depressa più della Calabria».
21 gennaio 2022 | 23:03
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